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	Mi rendo conto che quello che sto per proporvi (ad opera di 
	Paolo Attivissimo) è molto lungo, ma almeno facciamo lo sforzo una volta di 
	conoscere quale futuro informatico ci spetta, se non si prendono le dovute 
	distanze... 
	  
	Premessa: 
	quello che segue è uno sfogo scritto di getto ed è anche piuttosto lungo. Ma 
	non ho saputo resistere. Scusatemi, ma quando ci vuole, ci vuole. 
	 
	Infatti mi stanno arrivando le segnalazioni indignate dei lettori a 
	proposito di un articolo pubblicato da Repubblica a proposito di Longhorn, 
	il prossimo sistema operativo  Microsoft. 
	Questo è il mio commento, visto che me l'avete chiesto. 
	 
	Cominciamo dall'inizio. 
	  
	REPUBBLICA: 
	BISOGNERA' aspettare fino al 2006, ma il nuovo sistema operativo di 
	Microsoft (destinato a far girare i computer di oltre il 90 per cento di 
	quelli che nel mondo ne usano uno) arriverà. 
	Cosa vuol dire "far girare i computer di oltre il 90 per cento di quelli che 
	nel mondo ne usano uno"? Ma che razza di italiano è? "Quelli" a chi o cosa è 
	riferito? E "uno" a cosa o chi è riferito? 
	 
	L'unico sostantivo disponibile, al quale potrebbero quindi 
	riferirsi "uno" e "quelli", è "computer".  
	Stando al Turani, quindi, Longhorn farà girare i computer di oltre il 90% 
	dei computer che usano un computer.  
	Meno male che c'è Repubblica a chiarirci la strada che porta al domani.  
	Un domani in cui sintassi e grammatica italiana saranno soltanto un 
	antiquato cimelio, si presume. 
	 
	Ci sarebbe da dire che Longhorn farà probabilmente girare non i computer, ma 
	le appendici pendule maschili di chi se lo troverà in casa e in azienda, ma 
	non voglio diluire lo spettacolo offerto dall'articolo.  
	  
	Andiamo 
	avanti. 
	  
	REPUBBLICA: 
	...In un certo senso si può dire che con questo sistema operativo si entrerà 
	sul serio nell'era dell'informatica 
	 
	Certo, perché finora abbiamo soltanto giocato con le pietre di selce e 
	l'abaco. Cinquant'anni di informatica, dalla decifrazione dei codici cifrati 
	tedeschi nella seconda guerra mondiale in su, sono una cosa poco seria, 
	rispetto al Grande Serio Progresso che arriverà da Longhorn. 
	Una frase del genere è uno schiaffo in faccia a tutti coloro che in questi 
	anni hanno lavorato per far progredire il settore. La decodifica del genoma 
	umano, i computer usati per generare le immagini delle TAC che salvano le 
	vite o per creare i personaggi di Shrek, le sonde che vanno a fotografare 
	pianeti lontani?  
	Tutta Roba Poco Seria.  
	L'ha detto il Turani, l'ha detto Repubblica, sarà vero. Siamo tutti qui, noi 
	informatici, come poveri tapini analfabeti, ad attendere che zio Bill ci 
	faccia entrare finalmente nell'Era dell'Informatica Seria.  
	Senza di lui non sapremmo che fare. 
	  
	REPUBBLICA: 
	Ma, comunque, già l'anteprima (che non ha ancora tutte le novità previste) 
	consente di capire in che direzione si va. Ed è la direzione giusta. Tanto 
	per cominciare si può parlare dell'aspetto. 
	 
	Ma mi pare giusto: quando si parla di tecnologia, la prima cosa, la più 
	importante, è discutere l'aspetto. Chi se ne frega di cosa c'è sotto la 
	carrozzeria, basta che sia bella. Nell'Era dell'Informatica Seria, l'aspetto 
	è tutto. Sysadmin trasandati, datevi una regolata. E' arrivato Turani a 
	dirvi cosa conta davvero nel vostro lavoro. 
	Chissà se al Turani hanno spiegato che Longhorn non solo "non ha ancora 
	tutte le novità previste", ma ne perde per strada? 
	Gli hanno spiegato che WinFS, per esempio, doveva esserci ma non ci sarà? (http://en.wikipedia.org/wiki/WinFS) 
	Gli hanno detto che è stata cestinata la prevista "sidebar" insieme a gran 
	parte dell'implementazione di Palladium, il contestatissimo sistema 
	anticopia che decide quali programmi, brani musicali e filmati possono 
	girare e quali no, checché ne dica l'utente? (http://punto-informatico.it/p.asp?i=54160&r=PI) 
	Gli hanno detto che le tecnologie Avalon, Indigo e WinFX saranno disponibili 
	anche in Windows XP, e quindi non sarà necessario adottare Longhorn per 
	averle? Credo di no. 
	Detto fra noi, credo anche che a Turani non sia passato per la mente di 
	chiedere un'opinione a un informatico prima di parlare d'informatica e 
	disseminare disinformazione. Ma andiamo avanti, fino in fondo. 
	  
	REPUBBLICA: 
	Allora, i tecnici di Microsoft hanno fatto due cose. Prima hanno introdotto 
	le finestre "glass". Finestre, cioè, che sembrano fatte di vetro. Il che 
	significa che quando aprite un menù non vi trovate di fronte al solito 
	rettangolo (bianco o colorato) che cancella tutto quello che c'è dietro. E 
	quindi se come sfondo usate la fotografia della vostra fidanzata, dei vostri 
	figlioli o del Monte Bianco, quell'immagine continuerà a sorridervi dallo 
	schermo. E' una sciocchezza, ovviamente, una cosa da niente. Ma molto 
	piacevole a vedersi. Fa un bell'effetto. E' una cosa carina. 
	 
	Caro Turani, mi perdoni, ma il mio Mac, comprato un annetto fa, questa cosa 
	del "vetro" la fa da una vita. Dire che Microsoft ha introdotto le 
	trasparenze è come dire che l'acqua non esisteva prima che inventassero i 
	rubinetti. Se non mi crede, venga da me, le faccio una dimostrazione. 
	  
	REPUBBLICA: 
	Con la seconda novità andiamo già un po' più sulla sostanza. Oggi, per 
	lavorare con Windows, molti tengono sullo schermo tutte le iconcine che sono 
	collegate ai vari programmi. In molti casi (e il mio è uno di questi) lo 
	schermo appare come una giungla di iconcine.  
	Con Longhorn (lungo corno o lunga antenna?) tutto ciò non sarà più 
	necessario. 
	 
	"Lungo corno o lunga antenna?" Il dubbio atroce sul significato di Longhorn 
	si potrebbe risolvere con un sofisticato dispositivo chiamato "dizionario 
	d'inglese", disponibile anche in versione cartacea per i refrattari alla 
	tecnologia, che recita: "longhorn - s. (fam. amer.) texano, abitante del 
	Texas · Dal nome di una razza di bovini allevata in quello stato."  (da
	
	http://www.garzantilinguistica.it) 
	Volendo usare bene Internet (anche se in attesa di Longhorn è, come tutta 
	l'informatica, una cosa Poco Seria), ci si potrebbe anche degnare di 
	consultare la Wikipedia: "The Texas Longhorn is a breed of cattle known for 
	its characteristic horns, which can extend to six feet in width and have a 
	slight upward turn at their tips" (da
	
	http://en.wikipedia.org/wiki/Texas_longhorn) 
	Il Longhorn è dunque un bovino noto per le sue corna caratteristiche, lunghe 
	fino a 180 centimetri: lo si intuiva, ovviamente, anche dal fatto che long = 
	lungo e horn = corno. 
	"Longhorn" vuol dire "corno lungo", insomma, caso mai il logo di Microsoft 
	Longhorn non fosse sufficientemente eloquente, e le antenne non c'entrano 
	nulla (a meno che Turani, a furia di sentire ansie diffuse per gli OGM, non 
	si sia persuaso che i bovini texani  hanno le antenne al posto delle corna):
	
	
	http://www.zanezane.net/articoli/zane/longhorn/4051/longhorn_beta_logo_grande.gif 
	(tratto da
	
	http://www.zanezane.net/articoli.asp?id=384, trovato semplicemente 
	Googlando "longhorn logo") 
	Volendo essere pignoli, il nome Longhorn deriva dal nome di un bar, come 
	documentato nella Wikipedia, ma non pretendo cotanta competenza: 
	
	http://en.wikipedia.org/wiki/Windows_Longhorn 
	  
	Andiamo 
	avanti. 
	  
	REPUBBLICA: 
	Quando infatti si andrà a aprire il menù "start", dove si trova l'elenco dei 
	programmi, non trovate [sic; non "si troverà"? Due errori d'italiano in 
	fila, complimenti] nessun elenco, ma una casella: basterà scrivere le prime 
	lettere del programma che cercate e subito vi apparirà il nome per esteso, 
	cliccate e si parte. Insomma, basterà scrivere "exc" per vedere scattare 
	Excel. O Photo per vedere partire Photoshop. E così via. La stessa [la 
	stessa che?] vale ovviamente anche per le cartelle personali di lavoro. 
	 
	Dopo aver preso a calci l'italiano partendo prima con la forma impersonale 
	futura e poi saltando con disinvoltura degna di Lara Croft alla seconda 
	plurale presente, Turani si stupisce di questa magica innovazione: il 
	completamento automatico! Questa sì che è un'idea geniale alla quale non 
	aveva mai pensato nessuno!  
	Così radicalmente nuova che in OpenOffice.org, per esempio, o in Firefox, mi 
	tocca *disattivarla* da anni perché è una scocciatura enorme. Il 
	completamento automatico ce l'ha Google, ce l'ha anche Excel (se non lo 
	disattivate) 
	Fiumi di parole per elogiare come nuova una cosa che esiste già da un pezzo. 
	Far scrivere le recensioni del software a un informatico sembrava troppo 
	banale, vero? Forse non ce n'era in giro uno disposto a farsi abbindolare 
	dai comunicati stampa di Microsoft? 
	A parte il fatto che già adesso, in Windows XP, basta fare Start Esegui e 
	digitare il nome di un programma per lanciarlo, rimane il problema che tutto 
	questo non risolve affatto la pulizia dello schermo (più propriamente del 
	desktop), perché le iconcine ci possono essere lo stesso e ci saranno lo 
	stesso in Longhorn. 
	Quella che Turani descrive è una delle possibili scorciatoie, niente di più. 
	  
	REPUBBLICA: 
	Ma sembra che nella versione definitiva Longhorn sarà anche capace di 
	qualche magia vera e propria. Si dice che sarà sensibile all'ambiente. Il 
	che non significa che non sporcherà per terra, ma che saprà capire dove si 
	trova il computer in quel momento e che quindi assumerà la configurazione 
	necessaria. Esempio. Se voi avete un notebook che usate sia a casa che in 
	ufficio, può essere che in ufficio vi servano certe cartelle e a casa altre. 
	Ebbene, il notebook attrezzato con Longhorn dovrebbe essere in grado di 
	capire (in base ai collegamenti che trova) se siete a casa o in ufficio, e a 
	quel punto predisporrà le cose sullo schermo nel modo da voi desiderato. 
	  
	Che cosa 
	curiosa. Allora il mio Mac è magico e non l'ho mai saputo. Quando mi sposto 
	da un luogo all'altro, il mio Mac si collega automaticamente alla rete 
	wireless più vicina (se glielo permetto): si accorge di dov'è. Se non c'è 
	una rete wireless, si attacca al mio telefonino GPRS. Da solo. Lo fanno 
	anche, in una certa misura, i computer Windows attuali, se si adotta il DHCP: 
	li attacchi a una rete, e loro sanno già come andare su Internet in base a 
	dove si trovano. 
	Certo, non presentano un bouquet di documenti diverso a seconda 
	dell'ubicazione fisica del computer come "dovrebbe" (notare la sospetta 
	forma verbale dell'incertezza) fare Longhorn, ma siamo sicuri che questa sia 
	davvero una buona cosa? Non è che il manager quadratico medio arriverà a 
	casa col laptop e si chiederà terrorizzato che fine ha fatto la sua 
	relazione di lavoro? Per non parlare della sua collezione di pornografia 
	scaricata usando la banda larga dell'ufficio! Arriverà a casa, e tutto gli 
	sembrerà sparito. Questo è uno di quegli automatismi che rischiano di 
	complicare la vita anziché semplificarla. Altro che magia. Magia sarebbe, 
	per esempio, che Windows non si piantasse dopo qualche giorno di utilizzo. 
	  
	REPUBBLICA: 
	Ma questa è solo una delle magie. La seconda è ancora più interessante e 
	riguarda quelli che, per lavoro, fanno spesso delle riunioni aziendali. Di 
	norma, in queste riunioni, arriva uno con il suo notebook e poi comincia a 
	proiettare su uno schermo le cose che vuole spiegare o fare vedere agli 
	altri. Ebbene, con Longhorn questo non sarà più necessario. Tutti 
	arriveranno nella sala riunioni con il loro bravo notebook. Il sistema 
	operativo sarà in grado di individuare tutti i notebook presenti e stabilirà 
	una specie di sottorete aziendale (che riguarda quella stanza) e quindi 
	l'oratore dovrà solo richiamare i documenti che gli interessano sul proprio 
	schermo: essi appariranno come d'incanto anche sugli schermi degli altri 
	presenti in sala. La cosa, naturalmente, vale per tutti i notebook. In 
	sostanza, invece di passarsi i fogli di carta con su tabelle e appunti, sarà 
	sufficiente richiamare le cose sul nostro schermo e subito appariranno anche 
	sugli schermi degli altri partecipanti alla riunione. 
	 
	Qui, a dire il vero, Turani non pecca di castroneria, ma di ottimismo e di 
	imprudenza. Accetta passivamente come bello e meraviglioso tutto ciò che 
	Microsoft gli ha detto che sarà bello e meraviglioso, senza porsi domande 
	sulle eventuali conseguenze di questi automatismi. E' grazie a quest'imprudenza 
	che abbiamo avuto i disastri di I loveyou e di tanti altri attacchi 
	informatici. 
	Lasciando da parte la considerazione che questa condivisione presuppone che 
	tutti i computer usino Longhorn (gli altri saranno ghettizzati, e le aziende 
	dovranno svenarsi per comperare nuovo hardware e Longhorn per tutti, con 
	grande gioia del monopolista), c'è il problema non trascurabile della 
	sicurezza. Quello che descrive Turani è un ambiente in cui un computer può 
	iniettare in un altro quello che gli pare: un documento, certo, ma anche un 
	virus, uno sniffer, un trojan horse (programmi-spia). E cosa succede se il 
	manager di cui sopra condivide un po' troppo e spande sui monitor di 
	colleghi e colleghe le proprie foto nostalgiche di Cicciolina in aggiunta 
	alla presentazione Powerpoint aziendale? 
	  
	REPUBBLICA: 
	...Ma dove Longhorn dà il meglio di sé, probabilmente, è nell'organizzazione 
	del lavoro dentro il computer. Fino a oggi, se ci pensate, l'organizzazione 
	del lavoro con un computer è identica a quella che si fa di solito in un 
	ufficio. I vari documenti vengono collocati in varie cartelle, le cartelle 
	vengono poi raggruppate secondo altri criteri e quando vi serve una cosa si 
	vanno a aprire via le cartelle maggiori, poi quelle minori fino a arrivare 
	al documento che ci serve. Esattamente come si fa in un ufficio "cartaceo" 
	con gli armadi per i documenti e le cartelle di cartoncino. Con Longhorn 
	questa epoca va in soffitta. Voi scrivete i vostri documenti e li registrate 
	sull'hard disk dove capita.... 
	 
	A dire il vero, registrare i documenti dove capita è quello che fanno già 
	adesso moltissimi utenti, senza aver bisogno di Longhorn. Ma lasciamo 
	perdere. 
	  
	REPUBBLICA: 
	Ma come farete a ritrovarli dopo? Provvederà il sistema operativo. Alla 
	richiesta di mostravi i documenti, ve li farà vedere tutti, ovunque essi 
	siano registrati. Vi appariranno in una sola schermata. Dopo di che voi 
	potrete ordinarli secondo moltissimi criteri: per data, per autore. Per tipo 
	di documento, ecc ... 
	 
	Che strano. Non sapevo di dover aspettare Longhorn per avere questa magia. 
	Devo dirlo anche ad Apple, perché evidentemente c'è un difetto nei loro 
	computer. Infatti se chiedo al mio Mac di mostrarmi i documenti in base al 
	nome o una parola chiave, lui lo fa già adesso, ovunque essi siano 
	registrati. E me li ordina per data e per autore, oltre che per tipo di 
	documento. Ma sicuramente c'è un errore, perché non è possibile che qualcuno 
	abbia battuto sul tempo zio Bill. 
	  
	
	REPUBBLICA:... E' bene precisare, a questo punto, che Longhorn non lavora 
	solo sui titoli dei ma sui contenuti e quindi non gli scappa praticamente 
	niente. Se volete tirare fuori i documenti in cui avete parlato di bulloni 
	piuttosto che dell'inflazione, basta dirlo al sistema e la cosa verrà fatta 
	molto rapidamente. 
	 
	E anche questo lo fa già adesso qualsiasi Mac recente. Forse mi sono perso 
	qualcosa: di preciso perché dovrei aspettare il 2006 per avere tutto questo, 
	quando la concorrenza lo offre già? E perché questa cosa di Longhorn viene 
	presentata da Repubblica come una grande innovazione quando non lo è? 
	L'informazione non dovrebbe essere obiettiva e autorevole? 
	  
	
	REPUBBLICA:... Ma fa ancora qualcosa di più. Se volete vi apre subito i 
	documenti. Vi fa vedere cioè la prima pagina. E quindi voi potete 
	controllare se c'è davvero quella tabella o quell'immagine che cercavate. 
	Insomma, sotto questo aspetto, il Windows di oggi vi sembrerà davvero la 
	preistoria dell'informatica. 
  
	Sul fatto che 
	il Windows di oggi sia davvero la preistoria dell'informatica mi trovo 
	perfettamente d'accordo (a partire dal mitico pulsante START usato anche in 
	Longhorn per *spegnere* il computer), ma con tutto il dovuto rispetto, 
	queste cose il già citato Mac le fa già. 
	Non voglio sembrare troppo tifoso di Apple, ma bisogna dare a Cesare quel 
	che è di Cesare: le "magie" che Turani vuole presentare come novità esistono 
	già altrove. Basta guardare un po' più in là dell'orizzonte roseo offerto da 
	Microsoft. Ma Microsoft, lo so per esperienza, è uno dei maggiori 
	inserzionisti nazionali, ai quali è molto difficile dire di no. 
	  
	REPUBBLICA: 
	Ma non è finita, già oggi Microsoft sta distribuendo un prodotto (Office 
	Comunicator) che probabilmente verrà inglobato in Longhorn... In pratica, 
	voi arrivate in ufficio e accendete il vostro personal computer. Questo fa 
	un rapidissimo giro d'orizzonte sulla rete e vi dice subito chi c'è e chi 
	non c'è. Se gli altri hanno avuto la bontà di lasciare dietro di sé qualche 
	informazione, Comunicator vi informa. Il tale è online, ma sta telefonando. 
	Il tale altro è online e è libero. L'altro ancora è in una riunione che 
	finirà alle 11. E avanti così. Non solo: se siete autorizzati, Comunicator 
	vi consente anche di leggere l'agenda del vostro collaboratore. E poi vi 
	consente una serie di scelte. Potete mandare una mail, potete telefonare, 
	potete mandargli dei documenti. Il tutto premendo pochissimi tasti. Tutto 
	questo, ovviamente, funziona in qualunque parte del mondo si trovino, 
	rispetto a voi, i vostri collaboratori. Basta che siano in rete. 
	 
	Premesso che "Communicator" si scrive con due M e non è per distrazione che 
	lo si sbaglia per tre volte di fila, queste cose vengono già fatte da una 
	mezza dozzina di programmi gratuiti già in commercio. Dove sta la novità? E 
	vogliamo davvero entusiasmarci per uno strumento così invadente da dire a 
	tutti cosa stiamo facendo? La privacy dove la mettiamo? 
	  
	REPUBBLICA: 
	In conclusione, con Longhorn diventa molto più facile aggirarsi fra i 
	documenti e diventa molto più facile dare il via al cosiddetto "lavoro 
	condiviso". In pratica si dà un altro senso all'idea di "stare in rete". Non 
	solo per curiosare. Sarà come ritrovarsi tutti in una sorta di grande open 
	space planetario, dove tutti si potrà lavorare sugli stessi documenti e 
	sugli stessi materiali. 
	 
	Quello che forse Turani non ha visto in Longhorn è dietro quelle che lui 
	chiama "magie" ma sono in realtà funzioni del tutto secondarie e straviste 
	c'è tutta la gestione dei diritti digitali e dei formati proprietari, che 
	vuole invece limitare soltanto a Windows la possibilità di lavorare con i 
	documenti e i file audio e video. Il "grande open space planetario" di cui 
	parla è aperto soltanto a chi usa prodotti Microsoft, e tutti gli altri 
	stanno fuori, nella più classica delle formule del monopolio. Monopolio che 
	articoli come questo vogliono farci credere giusto e sacrosanto, nonché 
	fonte prodiga e generosa di ogni innovazione. 
	 
	L'unica innovazione, in tutta questa palude di parole superficiali di 
	Repubblica, è che viene il sospetto che ora le inserzioni pubblicitarie non 
	si chiamino più così, ma siano state oggetto di un upgrade: ora si chiamano 
	"articoli". E questo dovrebbe essere un futuro magico e promettente? 
	 
	In tal caso, non c'è che dire: il futuro non è più quello di una volta. 
	 
	Ciao da Paolo. 
	 
	-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.- 
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